Benessere animale e surriscaldamento delle stalle
L’estate rappresenta per gli animali da reddito un periodo di stress dovuto alle alte temperature raggiunte all’interno dei ricoveri. Periodi molto caldi prolungati possono compromettere in modo significativo la produttività degli animali da latte e uova ed il buon accrescimento di quelli da carne. È importante permettere agli animali di vivere nelle condizioni in cui la loro fisiologia ed il loro comportamento non subiscano stress. In condizioni di benessere gli animali sono in grado di produrre e di crescere al massimo delle loro potenzialità. Le politiche nazionali ((D.lgs. n.146/2001) ed europee (98/53/CE) già da anni stanno legiferando in materia di protezione degli animali in allevamento, fornendo indicazioni su vari parametri indicatori. Il tentativo di standardizzare la valutazione del benessere animale a livello europeo (e non solo) arriva dal progetto Welfare Quality®, elaborato da ricercatori provenienti da quarantaquattro istituti e università, rappresentanti di tredici paesi europei e quattro paesi dell’America Latina. Si tratta di un progetto di ricerca finanziato dalla Comunità Europea e focalizzato sulla realizzazione di sistemi di monitoraggio in allevamento, sistemi di informazione sui prodotti e strategie pratiche specifiche per migliorare il benessere degli animali. Esso ha formulato quattro principi ritenuti fondamentali dalla comunità scientifica da considerare in sede di valutazione del benessere in allevamento: alimentazione corretta, stabulazione adeguata, buona salute e comportamento appropriato.
A determinare una buona stabulazione vi è, tra gli aspetti critici da monitorare, il controllo del comfort termico, dato da livelli di temperatura e umidità adeguati, buona qualità dell’aria e illuminazione.
Ad esempio, per le bovine in lattazione, la condizione di benessere termico risulta compresa nell’intervallo di temperatura tra -5 °C a 25°C. Se i valori di temperatura (T) ed umidità relativa (UR) si allontanano dal range di comfort ambientale, lo stress aumenta in modo direttamente proporzionale all’allontanamento da tale intervallo. Il processo di termoregolazione messo in atto dagli animali per compensare lo stress è fisiologicamente molto costoso in termini di energie spese e si riflette direttamente sulla produttività dei capi. La mancanza delle condizioni microclimatiche ideali all’interno del ricovero, ed il conseguente aumento della temperatura corporea, comporta l’attivazione di meccanismi di autodifesa, quali variazioni di metabolismo, di attività muscolare, di diminuzione della quantità di cibo ingerito e di produttività. L’eccesso di temperatura corporea, che altera e peggiora le funzioni di cellule e tessuti del sistema riproduttore, è una delle principali cause della diminuzione del tasso di concepimento nei mesi estivi, durante i quali gli estri si riducono drasticamente.
Per capire come varia la produzione di latte in condizioni di stress termico è utile utilizzare l’indice di temperatura ed umidità (THI - Temperature Humidity Index) che quantifica il livello di disagio provato dai bovini in relazione alle condizioni climatiche interne alla stalla. Il valore di soglia critica a cui attribuire l’inizio dello stress ambientale (a cui si inizia ad associare una diminuzione della produzione di latte) è fissato a 72. È stato dimostrato che, per ogni punto d’incremento oltre la soglia critica, il calo percentuale di latte prodotto giornalmente è quantificabile in circa il 2%.